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Una legge di qualche mese fa ha stabilito che la commissione di massimo scoperto (percentuale che si paga quando il conto va in rosso) è applicabile dalle banche solo in particolari casi. Ma ora si scopre che il balzello rientra sotto altre voci di spesa.
Commissione solo se c’è un fido
La legge 2/2009 di conversione del decreto legge 185/2008 ha introdotto importanti novità per i correntisti italiani, in particolare per tutti coloro che vanno in rosso sul conto corrente. L’articolo 2 bis prevede infatti che la commissione di massimo scoperto (vale a dire la percentuale prevista sulla punta massima di debito del trimestre) possa essere applicata solo sui conti affidati (quelli in cui si è accordato un fido al momento dell’apertura) e nei conti non affidati solo se il debito dura per almeno 30 giorni consecutivamente..
I nuovi contratti hanno recepito queste disposizioni fin dall’entrata in vigore della legge (dunque dal 29 gennaio 2009). Per i vecchi contratti, già esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge, le nuove disposizioni entreranno in vigore entro 150 giorni e dunque entro fine giugno.
Fin dall’inizio avevamo pensato che, e adesso lo abbiamo verificato sulla carta, le banche avrebbero sostituito la commissione di massimo scoperto con nuove voci di spesa.
Sotto la lente i foglietti informativi delle banche
Infatti, analizzando i fogli informativi delle principali banche, abbiamo trovato nuove spese. L’ipotesi utilizzata per i nostri calcoli è quella di un rosso di c/c di 500 euro per 7 giorni a causa di un solo addebito partita a debito, su un conto senza fido concordato al momento dell’apertura.
Gruppo MPS: la commissione di massimo scoperto era dell’1,25% per i conti non affidati. Ora scompare ed è sostituita, per gli scoperti senza fido, dalla “Commissione per istruttoria urgente” di massimo 100 euro a trimestre, pari a 50 euro per scoperti da 100 a 3000 euro e a 100 euro per scoperti sopra i 3000 euro. Dunque, oggi si pagano 50 euro. La “vecchia” cms sarebbe stata di 6,25 euro. Applicando la precedente commissione del’1,25% sul valore di 3000 euro, si sarebbe al massimo avuto una spesa di 37,5 euro, dunque ben al di sotto dell’attuale valore forfettario di 50 euro.
Gruppo Intesa San Paolo: la commissione di massimo scoperto era dello 0,95%. Ora è stata introdotta per i conti non affidati una “Commissione per scoperto di conto” pari a 2 euro per ogni 1000 euro o frazione di scoperto e per ogni giorno di scoperto. Per i conti affidati sparisce la cms e non è stata introdotta alcuna nuova spesa. Dunque le nuove spese ammontano nel nostro esempio a 14 euro (prima erano pari con la cms 4,75 euro).
Gruppo Unicredit: la commissione di massimo scoperto era lo 0,98%. Viene sostituita per i fidi non concordati da un “Recupero spese per ogni sospeso” pari a 9 euro. Le nuove spese ammontano dunque a 9 euro (prima con cms erano 4,9 euro più spese per 15 euro). Ovviamente se le operazioni a debito salgono a due le spese diventano 18 euro e così via.
Banca Sella: la commissione di massimo scoperto era pari allo 0,95%. Ora è stata sostituita da “Onere per passaggio a debito nel trimestre” di 40 euro (prima con cms le spese erano 4,75 euro). L’importo di 40 euro è dovuto indipendentemente dai passaggi in rosso e dal valore dello scoperto.
Bnl Bnp Paribas: sul conto Bnl Revolution la commissione di massimo scoperto già non c’era e non c’erano altre spese. Ora è stata introdotta una “Commissione manca fondi” di 12,5 euro se sul conto viene a transitare un addebito senza disponibilità di fondi, di valore superiore ai 20 euro. Dunque se le operazioni in passivo sono due la spesa diventa di 25 euro (e questo indipendentemente dal valore addebitato purché si superi la franchigia di 20 euro).
Più spese per il correntista: la parola alle autorità
Da questi esempio emerge una crescita dei costi e soprattutto un meccanismo di applicazione delle spese che mal si concilia con il criterio imposto dalla legge che vorrebbe spese commisurate all’importo e alla durata del rosso.
Segnaleremo queste anomalie, che annullano difatti le novità a vantaggio dei consumatori previsti dalla nuova normativa, al ministero dell’Economia e alla Banca d’Italia.
Nel frattempo l’Antitrust sta valutando le nuovi voci di spesa introdotte da Monte dei Paschi di Siena (Provvedimento 19851). Dal bollettino dell’Autorità leggiamo che la Commissione di istruttoria urgente serve alla banca per compensare le spese di istruttoria necessaria a valutare l’affidabilità del cliente. Sottolineiamo però che precedentemente, come risulta dalla nostra inchiesta pubblicata sul numero 104 di Soldi&Diritti, non era prevista alcuna commissione di istruttoria a carico del correntista. Il nostro esempio dimostra che la nuova voce provoca un aggravio di costi per il correntista e speriamo che di questo terrà conto l’Antitrust, cui invieremo le nostre considerazioni in merito agli impegni presi da Monte Paschi per evitare una multa per pratica commerciale scorretta.
Link ad articoli interessanti sull’argomento:
http://gestcredit.wordpress.com/2009/03/03/la-recente-legge-sulla-commissione-di-massimo-scoperto
Siamo in periodo elettorale e fa bene a tutti pensare che la crisi sia alle spalle. Anche all’opposizione , che evidentemente non ha neanche un minimo di competenza e di esperti al suo interno per capire ed argomentare che tutto ciò è falso.
Spesso vedo dibattitti politici da tribuna elettorale in cui la maggioranza afferma che il peggio della crisi è passato e ora si deve rifar partire l’economia, e vedo l’opposizione che incompetente afferma che sembra appunto passata la crisi ma che ha lasciato tanti danni.
I danni ancora non si sono visti per niente!!
Vi scrivevo tempo fa, riguardo i danni da fallimenti di società immobiliari americane nel settore commerciale, che avrebbero avuto esito da giugno 2009 in poi. (NDR: La nuova super crisi immobiliare usa)
Guardate il video:http://www.cnbc.com/id/15840232?video=1058007352&play=1
Se lo sommiamo a le previsioni che vengono fatte da un altro blogger, il prossimo futuro potrebbe essere peggio di questo inverno!!
Vi copio qui un bellissimo articolo del blog: Crisis.blogsfere.it
Diceva Mark Twain che la Storia non si ripete mai.
Ma fa la rima.
Beh, a quanto pare succede anche agli indici di borsa.
I motivi?
Beh, per cominciare, come l’anno scorso, dopo un orrendo inverno, arriva la primavera, i feromoni circolano nell’aere e ci vuole, che diamine, una sferzata di ottimismo. Pazienza se è fondato su aria assai rarefatta.
Abbasso i catastrofisti, quindi, ormai il peggio è alle spalle e presto tutto riprenderà e il sistema economico mondiale tornerà più bello e più forte che pria.
Solo che le cose non stanno così, ci sono ENORMI macigni (daiceberg finanza ) in bilico, in procinto di rotolare giù, il settore finanziario è messo perfino peggio di alcuni mesi fa ( solo che, grazie alle nuove regole, i bilanci possono essere truccati ancora peggio di prima).
Avevo ironizzato sui tentativi di stime QUANTITATIVE dell’andamento dei titoli di borsa.
Però, concedetemi, sui meccanismi speculativi, fatti apposta per intrappolare il maggior numero possibile di capi dell’ormai decimato “parco buoi” qualcosa si può dire.
Quel che si può dire, a mio avviso, è che possiamo contare i GIORNI, prima che l’indice DJ faccia un tuffo, in acque profonde ( popolate, come abbiamo visto di pescecani ed altri zannuti e carnivori predatori) e i risparmiatori che ancora resistono si prendano un bagno.
Qualche indizio, qualche prova immediata, sia pur meramente suggestiva?
Beh, ovviamente, sarà solo UN CASO, un mero e fortuito accidente ma, se uno mette a confronto, Gennaio 2008 e Gennaio 2009, Febbraio 2008 e Febbraio 2009, Marzo 2008 e Marzo 2009…viene fuori il grafico che vedete in cima a questo post.
Il Blu è il grafico dell’andamento del Dow Jones nel 2009, il rossonel 2008, fino a fine Luglio,
La corrispondenza è impressionante, sopratutto se considerate la tempistica quasi perfetta dell’inzio del recupero, la sua entità quasi corrispondente ( in % sui rispettivi indici 2008 e 2009, ovviamente) e l’andamento in “diminuendo”, di tipo “parabolico” di questa risalita.
Date le condizioni al contorno, per quanto mi riguarda ho pochi dubbi: si scende e si scende tanto.
Quanto?
Beh, se l’indice del 2008 dovessere continuare a fare da guida,potremmo vedere un calo di oltre il 30% dagli attuali valori,entro Luglio, seguito da una fase laterale fino a Settembre e poi un’altro calo brutale.
Gli altri indici, ovviamente, seguiranno in ordine, come sempre.
Qualcuno dirà; eh, ma te non tieni conto dei FONDAMENTALI… a parte che questo è un precipuo problema degli analisti di Borsa(il primo link che mi è venuto, sia chiaro, niente di personale) e non dei dilettanti allo sbaraglio come il sottoscritto, è proprio perchè ne TENGO CONTO che sono ragionevolmente sicuro che lo scenario è quello tratteggiato.
Che gli indizi, sommati ad altri indizi, costituiscano una ragionevole prova.
Come al solito vorrei chiarire che sarei ben lieto di essere smentito dai fatti.
Come al solito si tratta di aspettare.
Quanto tempo?
Beh: come vedete dai grafici, pochissimo.
Si, si va bene, ma pochissimo quanto?
Uff, e va bene, mi sbilancio ( tanto, per la reputazione che devo difendere…)
Avremo le idee più chiare già dalla fine della prossima settimana.
Diciamo entro fine Maggio, ok?
Pubblico sul mio blog un articolo di un giornalista serio, con gli attributi, che va difeso e rispettato in un paese di mezzi uomini.
Da Il Sole 24 Ore
I tabulati di Genchi, la nuova P2, le telefonate distrutte Berlusconi-Cuffaro e il “grande orecchio” friulano di Ferruccio Saro
Premessa gridata: non ho le idee chiare su quanto sta accadendo intorno alla figura di Gioacchino Genchi. Mi arrovello, questo sì, lo ammetto: è un vicequestore – quindi un uomo dello Stato – al fedele servizio della Giustizia o un furbacchione che si è fatto prendere la mano dal ricco business delle intercettazioni?
E’ un fido consulente della magistratura o, magari con il tempo, è caduto nella tentazione di usare quei tracciati telefonici come arma di ricatto nei confronti dei potenti?
Non so dare risposte ma parto sempre dalla buona fede e poi – nel momento in cui ne scrivo e dunque in attesa di ciò che la Storia racconterà di lui tra qualche tempo – il paffuto e scaltro vicequestore in aspettativa mi sta simpatico. Sarà compito della magistratura – che su Genchi sta indagando – provare a squarciare il velo dei (mille) dubbi.
Le mie idee confuse – e diffidate cari amici di blog da chi sui giornali scrive di averle chiarissime al riguardo – non mi impediscono di mettere in fila fatti o di riflettere con voi su alcune coincidenze.
Partiamo dai fatti. Ebbene, se vi andate a leggere il decreto con il quale la Procura di Salerno ha disposto il sequestro degli atti Why Not della Procura di Catanzaro, non vi sfuggiranno alcune cose.
Certo, bisogna leggere le carte in profondità, come ho fatto per il Sole-24 Ore del quale mi onoro di essere un inviato.
In due inchieste – del 10 dicembre 2008 e del 25 gennaio 2009 – ho tracciato il quadro di quello che, sinteticamente, il quotidiano ha definito “la nuova P2” (le inchieste sono state riprese a man bassa e ne troverete tracce anche navigando su Internet). In questo comitato di interessi (chiamiamolo così), secondo Luigi De Magistris, operavano e operano personaggi e imprese per i quali il controllo delle intercettazioni telefoniche è solo un tassello di una rete molto ma molto più ampia di controllo dello Stato dal suo interno.
Nel business delle intercettazioni ha gettato l’occhio (anzi l’orecchio) da tempo (e in maniera legittima, per carità, fino a prova contraria) Finmeccanica attraverso la sua società Datamat. E chi era l’uomo che da stava seguendo – secondo il Pm Luigi De Magistris – molto da vicino il caso per l’azienda? Luigi Bonferroni, chiacchieratissimo come massone anche se lui – da ultimo in una lettera inviata al Sole – ha smentito tutto. Bonferroni siede nel cda di Finmeccanica.
Ma, per farla breve, di questo “Grande Occhio e Grande Orecchio” del “Grande Fratello” che vive (e vuole vivere) all’interno dello Stato, fanno parte anche alcuni uomini e aziende che, nell’ordine, lavorano o lavoreranno proprio per conto dello Stato nella digitalizzazione degli archivi informatici della Giustizia, della Guardia di Finanza, delle pubbliche amministrazioni, delle Procure e delle Direzioni antimafia. Molti di loro sono in odore di massoneria deviata. Alcune società addirittura infiltrate da uomini – poi allontanati – della ‘ndrangheta che, come sanno i cultori della materia, in Calabria siedono spesso e volentieri nelle logge massoniche coperte. Anzi: copertissime.
Come Luigi De Magistris ha fatto mettere nero su bianco ai colleghi di Salerno, egli stava lavorando su una rete inconfessabile e inquietante di potere parallelo all’interno dello Stato. Insomma: la nuova P2. Se questo fosse vero – e i fatti che ho messo in fila nelle due inchieste sono lì a disposizione di tutti, anche per essere smentiti, ma con altri fatti, non a chiacchiere – si capisce dunque perché proprio sulle intercettazioni, il primo e più importante tassello del “grande fratello”, tantissimi politici e il premier Silvio Berlusconi, che della vecchia P2 aveva la tessera n.1816, abbiano fatto e facciano una battaglia senza precedenti: non solo sull’uso ma anche sul ricorso esterno ai consulenti.
Con Sua Emittenza stanno – si badi bene – parti importanti del Governo e dell’opposizione (opposizione? Bah, non me ne ero mai accorto!). Di qui al nuovo testo sulle intercettazioni telefoniche (che tutte le Procure difendono, attaccando il provvedimento governativo) il passo è stato breve.
Ma perché proprio ora? Non lo sapevano da tempo i politici che Genchi (e non solo lui) lavora come consulente per le Procure (molte, in vero, non lo hanno mai amato troppo e questo va detto e ricordato). Non lo sapevano che l’uso dei file e della loro archiviazione o memoria andava regolamentato? Già, perché proprio ora…
E allora veniamo alle riflessioni, sulla scorta di una storia che – chissà perché – alcuni raccontano solo tra i corridoi delle stanze del potere.
Bene. La storia e questa e parte da una premessa: Genchi avrebbe (sottolineo avrebbe) costituito una copia di tutti i file analizzati ed elaborati negli anni. In Italia o all’estero non si sa. Certo è che non sarebbe tecnicamente impossibile. Ebbene, in questi file – copiati a propria tutela e dunque per autodifesa, secondo i benevoli, copiati per essere sempre pronto a ricattare, secondo i maligni – Genchi avrebbe copia, in particolare, dei tracciati telefonici intercorsi proprio tra il premier Silvio Berlusconi,, l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, alcuni magistrati antimafia, il Procuratore Antimafia Piero Grasso e Totò “vasa vasa” Cuffaro. Non necessariamente in questo ordine, anzi.
E perché sarebbero così importanti questi tracciati? Perché – secondo molti – conterrebbero la prova-provata che Cuffaro – sotto inchiesta per i suoi rapporti in odore di mafia – veniva costantemente aggiornato sullo stato dell’arte da Berlusconi. Fantasie? Non lo so, me lo auguro, ma per certo so che il 2 maggio 2008 il Gup di Palermo Fabio Licata ordinò la distruzione di tutte le intercettazioni dei colloqui tra Berlusconi e Cuffaro avvenute tra il 2003 e il 2004. Compresa quella in cui il 10 gennaio 2004 Berlusconi tranquillizzava Cuffaro sulle indagini che si stavano abbattendo su di lui. Ne era certo, avendone parlato con l’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu (che però nega di aver mai parlato con Berlusconi di queste vicende giudiziarie e che nell’attuale legislatura è diventato presidente della Commissione parlamentare antimafia). Nella stessa telefonata Cuffaro avverte Berlsuconi che c’è “qualche magistrato che fa le bizze”.
Un’altra cosa che so per certo è che alla distruzione delle bobine erano favorevoli i Pm Michele Prestipino, Nino Di Matteo, Maurizio De Lucia e Giuseppe Pignatone. Contro la distruzione si schierarono il Pm Antonio Ingroia, il collega Domenico Gozzo e il capo della Repubblica di Palermo Francesco Messineo che aveva preso il posto di…Di chi? Ma di Piero Grasso, nominato l’11 ottobre 2005 a capo della Procura nazionale antimafia, dopo essere stato a Palermo tra il 2000 e il 2004. Di Piero Grasso compaiono (e scompaiono) tracce nei tabulati di Genchi legati alla vicenda Why Not.
Ora, proviamo a farci questa domanda a voce alta: ma se fosse vero che Berlusconi parlava delle inchieste con Cuffaro (e di almeno una telefonata abbiamo certezza), se fosse vero che Berlusconi apprendeva gli aggiornamenti (che girava a Cuffaro) da Beppe Pisanu, chi avvertiva Pisanu del procedere della situazione? La risposta potrebbe essere facile ma di facile in questa storia non c’è nulla e le apparenze sono fatte apposta per ingannare.
Pagherei oro per conoscere il contenuto di quelle telefonate (andate perdute per sempre?) e credo che non sarei l’unico. Il problema è che il mio oro sono pochi euro, mentre altri hanno a disposizione patrimoni inestimabili. Pazienza: mi rassegnerò nel nome della democrazia (sconfitta).
Certo, infine, è che Gioacchino Genchi negli ultimi tempi ha fatto (a caso?) di tutto per tranquillizzare Berlusconi, gridando ai 4 venti che lui del premier non ha mai seguito un solo file sui tracciati telefonici. E di Grasso? E dell’ex ministro Pisanu il cui figlio è stato assunto in una società di Antonio Saladino, principale indagato dell’inchiesta Why Not avocata a De Magistris? E di altri procuratori antimafia? Chi vivrà (forse) vedrà e magari sarebbe bello che lo stesso Genchi rispondesse alle riflessioni che – insieme a voi amici di blog – sto facendo a voce alta.
Certo, ancora, è che giornali e giornalisti in questa vicenda si stanno schierando sempre più, millantando certezze, aizzando gli animi, servendo padroni (non i lettori, però, no) e perdendo di vista le notizie. Anche quelle che arrivano lontano da Roma o da Palermo.
Come quella che arriva da Trieste, splendida città capoluogo delle serena regione Friuli-Venezia Giulia. Serena? Mica tanto, leggete qui.
Il senatore Ferruccio Saro, vecchia volpe politica del Pdl, il 3 e il 6 febbraio ha inviato due interrogazioni parlamentari urgenti al ministro della Giustizia Angelino Alfano per sapere se era a conoscenza del fatto che a Trieste c’è un “Grande Fratello”, ubicato presso una struttura del Corpo forestale, in grado di intercettare e registrare (per i dettagli vi rimando alle interrogazioni che troverete nel sito www.senato.it alla voce “Saro” oppure alla puntata della mia trasmissione “Un abuso al giorno” del 5 febbraio, che potere ascoltare e scaricare su www.radio24.it ).
Di più, anzi. Saro chiede addirittura di sapere se è vero che questo “centro di ascolto” collocato a Pagnacco (in provincia di Udine, che finora conoscevo solo perché il 6 luglio 1942 vi morì il “prefetto di ferro” Cesare Mori), abbia fatto uso di microspie, Gps, telecamere e microcamere e in quali procedimenti siano stati utilizzati.
E’ bene ricordare che essendo il Friuli-Venezia Giulia una Regione a statuto speciale, il Corpo Forestale dipende dalla Regione stessa e non dallo Stato e che, avendo lì il Corpo compiti anche di Polizia giudiziaria, le Procure possono assegnare e delegare intercettazioni (soprattutto in materia ambientale) al Corpo stesso. Questo accade anche in Sicilia dove però – me lo ha confermato l’assessore regionale all’Agricoltura e foreste Giovanni La Via – il Corpo forestale non ha nessun centro di ascolto autonomo ma fa riferimento, per locali e strutture, alle Procure.
Ora – mentre l’assessorato regionale della Regione Friuli-Venezia Giulia ha avviato un’inchiesta interna – non resta che attendere la risposta ufficiale del ministro della Giustizia Niccolò Ghedini. Pardon, scusate, volevo scrivere Angelino Alfano.
Succede che alle volte mi confonda e pensi che in realtà la materia delle intercettazioni telefoniche – che entrano nella vita di tutti, che andrebbero regolamentate e che rappresentano solo un tassello, anche se il più importante, degli strumenti che attentano alla privacy e alla vita di uno Stato – è troppo importante per lasciarla regolamentare ai politici. Soprattutto ai politici-ombra o penombra (a destra, al centro e a sinistra).
roberto.galullo@ilsole24ore.com
Da poco il 2009 ha preso i suoi ritmi normali, dimenticate le festività, già si lavora tutti per capire quando la crisi finanziaria mondiale potrà finire.
E’ di oggi l’annuncio di Trichet, presidente della BCE, la banca centrale europea, che “il 2009 sarà un anno di sacrifici e il 2010 potrà essere l’anno di una forte ripresa“.
Ma in europa i nostri dirigenti si rendono conto di quale portata è il momento storico dei mercati? Si rendono conto che non aiuta assolutamente continuare a far credere la gente in un mondo sereno, quando sereno non lo è? Continuare a negare le reali informazioni non aumenta la sfiducia nella credibilità delle istituzioni?
Perchè queste mie affermazioni e perchè il mio titolo?
Ero partito da Firenze lasciando un Natale con negozi vuoti, desolazione, pochissimi arredi natalizi, poca animosità nei clienti per le strade del centro della città, cuore commerciale con tantissime vetrine di marchi importanti. Avevo passato da poco il Capodanno ad Istanbul e con i miei occhi ho visto un paese in profonda crisi, eppure è considerato il motore economico europeo, la “tigre del mediorente”, tant’è che la notte di capodanno mi aspettavo le solite lunghissime ed infinite code per attraversare il ponte sul Bosforo, strade ingolfate per tutta la notte, ecc.ecc.
Avevo a disposizione un auto, diversamente di altre volte che utilizzavo i taxi economici di Costantinopoli, e quindi mi ero preparato a 3 ore minimo di auto, quando mi accorsi che in 25 minuti passai dall’Asia all’Europa, senza trovar particolari difficoltà. I negozi della metropoli già sotto saldi, ma anche lì pochi sommessi clienti all’acquisto.
Viaggiando in aereo per il giorno dell’ epifania mi leggevo l’Herald Tribune, e mi cade l’occhio su un articolo molto interessante di Charles V. Bagli, sul mercato immobiliare USA che va verso una spirale negativa. La cosa interessante era che non si parlava del mercato immobiliare residenziale già annientato dalla crisi dei SubPrime, ma di quello commerciale, cioè quello che riguarda uffici, centri commerciali e alberghi. Le informazioni parlano di gravissime difficoltà nel settore commerciale per cui molte attività chiudono, riducono i punti vendita, cercano di ridurre le spese contenendo i costi di affitto. Così numerosi immobili commerciali restano vuoti senza trovare un affittuario.
“..gli stessi eventi che hanno avvelenato il mercato delle abitazioni, sono ora al lavoro su immobili commerciali, e la cattiva notizia è che molti centri commerciali dal Michigan alla Georgia stanno per essere chiusi.”
Quali sono i problemi che avveleneranno il mercato globale in funzione della crisi degli immobili commerciali?
I negozi restano vuoti e così non producono nessun reddito fondiario per i proprietari. I proprietari immobiliari USA, spesso nel commerciale sono grossi colossi che investono con i soldi delle banche. Vengono acquistate aree, terreni, edifici da convertire, e trasformati in edifici polifunzionali con destinazione commerciale, spesso multipla, uffici, centri commerciali e alberghi. Tali finanziamenti che vengono e sono stati concessi, principalmente sono di un tipo un pò pericoloso per il suo carico di rischio. L’immobiliarista si fà finanziare quasi tutta l’operazione con un mutuo che di fatto non è un classico mutuo, ma un prestito fondiario su cui paga solo gli interessi alla banca per un periodo temporale che va dai 5 ai 7 a 10 anni. dopo questo tempo il centro commerciale è un “pacchetto economico” che produce redditi e ha fatto rivalutare gli immobili, così l’immobiluiarista potrà decidere se vendere la società che controlla il centro commerciale, vendere le azioni, farsi rifinanziare.
Essendo queste operazioni molto importanti per valore, spesso sono legate alle fluttuazioni azionarie, quindi il confermare il buon andamento della produzione di redditi insieme al buon rivalutarsi dell’immobile, fa crescere il valore societario.
Ma se il meccanismo della rendita immobiliare si blocca che succede? Normalmente si potrebbe pensare che la crisi si ferma lì, si cerca di rifinanziare l’operazione, si passa la proprietà di mano e via dicendo.
Invece questa volta sono stati fatti errori molti simili a quelli dei subprime residenziali, e le banche hanno emesso obbligazioni legate a questi finanziamenti, li hanno tritati e infilati in “salsiciotti finanziari” che sono stati poi a sua volta spezzettati e rivenduti in piccole quote a giro per il mondo. “Nel 2006 e nel 2007, quasi il 60 per cento dei prestiti delle proprietà commerciale sono stati trasformati in titoli, secondo Trepp, una società di ricerche di tracce che i titoli garantiti da ipoteche.“
Ecco che oggi l’immobiliarista non sà più chi è il suo creditore e non sà più come rinegoziare il debito, perchè del debito se ne è perso le tracce. “Molti proprietari commerciale dovrà far fronte a un dilemma simile a quello di oggi di immobili che non possono facilmente ottenere sollievo perché la loro ipoteca prestiti sono stati tagliati e venduti a diversi partiti. Spesso non è una singola entità con cui negoziare, perché gli investitori hanno interessi diversi.“
Chi sono i compratori di questi insaccati avvelenati? Molto probabilmente tutte le banche mondiali che hanno già subito gravi perdite dalla crisi dei subprime. Molto probabilmente molte banche, società finanziarie, e fondi pensione europei.
Ecco che Trichet dovrebbe essere meno euforico prima di rtilasciare certe affermazioni, pena è la credibilità delle istituzioni, più della sua personale. Gli uomini cambiano e se ne vanno, ma le istituzioni no, restano e devono essere punti fermi per le popolazioni.
Ecco che servirà nuove regole, ma non studiate e discusse da summit tra presdienti di banche e finanziarie, ma da soggetti terzi.
Efficace è seguire l’andamento degli affitti, che hanno già iniziato a scendere, e si prevede un calo del 30 per cento o più in tutti gli Usa , con riferimento dal giorno euforico del boom immobiliare, secondo immobiliari e analisti. tutto ciò rende ancor più difficile per i proprietari, che hanno proiettato sempre in aumento gli affitti quando finanziavano i loro uffici, alberghi, centri commerciali e le altre proprietà. Proprietari di solito pagano solo gli interessi sui prestiti di cinque, sette o 10 anni, e di rifinanziare il grande capitale alla scadenza di questo periodo.
Senza nuovi finanziamenti, i proprietari avranno poche altre opzioni oltre a cercare di negoziare con loro finanziatori o mano le chiavi per le banche e obbligazionisti.
Direttamente dal Herald Tribune: Già, del valore di $ 107 miliardi, torri di uffici, centri commerciali e alberghi sono in una qualche forma di disagio, che vanno da ipoteca delinquenza di preclusione, in base al Real Capital Analytics.
New York, il più grande mercato di gran lunga, porta il pacco con 268 travagliata proprietà valutati a $ 12 miliardi. Ma ci sono 19 maggiori città, tra cui Atlanta, Denver e Seattle, con più di $ 1 miliardi di valore di proprietà commerciali in difficoltà. Gli analisti sono particolarmente preoccupati per gli edifici come 666 Fifth Avenue, Park Avenue Una Riverton e il complesso di New York, la Pacifica Torre a San Diego e la Sears Tower di Chicago, che sono stati acquisiti nel 2006 e nel 2007 con l’appoggio di finanziamento ipotecario basato sul futuro affitti esistenti piuttosto che il reddito.
“Molti di questi edifici sono fondamentalmente subacqueo”, ha detto Goade di CresaPartners. “Il prezzo pagato è stato troppo alto per cominciare. Non c’è modo chiunque potrebbe dare questo tipo di denaro oggi”.
Di quanti miliardi di dollari si tratta?
Nel 1995, sono stati rilasciati un valore di $ 15,7 miliardi di crediti ipotecari su immobili commerciali. Attraverso il terzo trimestre del 2007, sono stati rilasciati $ 196,9 miliardi di euro, in base alla pubblicazione del Commercial Mortgage Alert.
Ma la crisi immobiliare commerciale arriverà anche in europa? Da questo articolo governativo (Agenzia del Demanio), sembrerebbe tutto ok, anzi pure in aumento!
Staremo a vedere.
AndreaTj
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Fonti documentate.
Ecco alcuni articoli tradotti con Google:
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